Mine e Semi

Fonti: Osservatorio Diritti, Verdad Pacifico, Noticias Caracol

Contesto

Qualche giorno fa mi è capitato di vedere un tweet particolarmente crudo, duro, violentissimo. Tanto forte da impedirmi di pubblicare la foto qui, ma lascerò il link del profilo (la pubblicazione è del 28 febbraio 2021) per chi volesse andare a vederla.

Il tweet racconta senza censura di una terribile verità: il conflitto in Colombia.

A causa del conflitto fra gruppi guerriglieri, paramilitari, esercito e narcotrafficanti, in Colombia esistono tutt’ora moltissime mine antiuomo, disseminate soprattutto nelle remote aree rurali e tropicali, abitate principalmente da comunità afrocolombiane e indigene.

Dalla firma dell’Accordo Finale di Pace (2016) tra il Governo dell’allora Presidente Santos e la guerriglia delle FARC, il numero delle vittime delle mine non ha fatto che aumentare.

L’Accordo di Pace non ha infatti interrotto le attività criminali dei gruppi armati, che sono la principale causa del continuo utilizzo di mine anche artigianali.

In ogni caso l’obiettivo principale resta uno: il controllo della terra e delle sue risorse legali (oro, smeraldi, argento, legna, terre agricole) ed illegali (coca, oppio, marijuana). Da chi e come decide di sfruttarle, dipende lo stato di pace o guerra di un intero Paese.

Dettaglio e riflessione

Nel tweet è visibile una canoa con a bordo tre persone. Fra queste, quella che colpisce è la figura del bambino indigena con il volto contorto dal dolore a causa di un incidente: ha messo un piede sopra una mina, del quale non resta niente.

Quello che ne rimane è secondo me, oltre che una immensa tragedia familiare e comunitaria, una potentissima metafora generazionale: il passo di un giovane uomo indigena rappresenta il passo avanti della gioventù colombiana, oggi distrutto dalla guerra.

Distrutto da interessi che non la toccano direttamente, ma che purtroppo ne sconvolgono l’esistenza e ne condizionano irrimediabilmente il presente e il futuro. Non solo di un giovane ma di un intero Paese.

Quel passo distrutto, quel cammino spezzato, rappresentano la volontà suprema di cambiamento. Colombia è piena di giovani donne e uomini pieni di coraggio, di idee, di volontà di cambiare un Paese che per decenni ha sofferto la tragedia della guerra civile, flagello che tutt’ora la affligge.

In quella mina non vedo solo la tragedia di una vita spezzata e di un Paese lacerato dalla guerra, ma vedo la corruzione, la produzione di armi, il narcotraffico, vite umane ed ecosistemi distrutti. Questo panorama non è tutto, ma per moltissime persone in Colombia e nel mondo, rappresenta la quotidianità.

Per cambiarlo dobbiamo agire ogni giorno. Anche partendo dal linguaggio, dai piccolo gesti quotidiani. In un’ottica inclusiva, di ascolto, osservazione e mediazione, per disseminare semi di pace e non di conflitto.

Semi che possano diventare potenti radici di solidarietà, onestà, giustizia. Oggi, per domani. Tuttə insieme.