Riflessioni #1

Le manifestazioni di ottobre in Ecuador, lo stato di emergenza e coprifuoco in Cile, dal 21 novembre (21N) la Colombia.

Questi eventi degli ultimi mesi non sono che punte di iceberg di processi socio-economici e politici a volte difficili da districare ma strettamente connessi, che influenzano la vita di milioni di persone. Le crisi del debito, la disoccupazione e le conseguenze ambientali catastrofiche, hanno un legame molto stretto con decisioni economiche degli ultimi decenni, figlie del pensiero economico neoliberista.

Lo scontento, il disgusto, le differenze sociali sono sempre più tangibili ed evidenti. Non solo in America del Sud ma a livello globale.

Viviamo in un periodo storico dove con un terminale e una connessione internet possiamo apprendere, conoscere, divulgare informazioni e conoscenza.

Questo grande potere si rivela però un’arma a doppio taglio: nell’era dei Big Data dove tutto quello che cerchiamo su internet, quello che compriamo ed infine i nostri  stessi cellulari, sono fonte di informazione. Il prodotto siamo noi, lo sono i nostri interessi: sapere dove siamo, con chi siamo, conoscere le nostre opinioni politiche. Abbiamo fra le mani un enorme potenziale che se non gestito con criterio può rivelarsi la nostra più grande debolezza. Dobbiamo essere ancora più coscienti e consapevoli: dobbiamo mettere delle spesse tende alle nostre finestre digitali e non solo. Dobbiamo restare il più possibile nella posizione del consumatore consapevole e non trasformarci in mera merce inconsapevole, pronta per essere venduta.

In una realtà dove tutto è denaro, tutto è vendibile, abbiamo un potere immenso: il potere di scegliere. Questa facoltà investe ogni aspetto della vita: cosa mangiare a pranzo, dove comprarlo, che lampadine utilizzare, che software installare nel computer eccetera… la lista è infinita. Per poter scegliere bene per la società, per l’ambiente e infine per noi stessi, dobbiamo sapere, dobbiamo conoscere il più possibile la realtà che ci circonda, come ci siamo arrivati e verso dove stiamo andando.

Leggere, studiare, informarsi, questo è l’altro grande potere che abbiamo.

Piccole realtà sostenibili si sviluppano e crescono ogni giorno, in tutto il mondo. La transizione alla mobilità elettrica è fra noi. Però tutto ha un costo. Se oggi il problema sono le emissioni di gas serra (lo saranno ancora per molto), per l’elettrico è, e sarà  l’industria estrattiva di minerali preziosi.

Non voglio scoraggiare. Credo che la direzione intrapresa sia corretta, se non l’unica percorribile. Non nascondo neppure il mio scetticismo sulla coerenza. Essere “giusti” e “corretti” al 100% oggi è molto difficile. Ma è imperativo sforzarsi, provarci.

Perché le buone pratiche si diffondano, perché la consapevolezza si diffonda, perché ogni giorno sia una vittoria collettiva. Perché i nostri figli crescano amando, cooperando, perché possano crescere con la curiosità per l’ignoto, per lo sconosciuto. Perché quest’onda di odio e paura che sta attraversando il mondo venga irrimediabilmente distrutta dall’ingenuità della scoperta, dalla forza della curiosità. Perchè al posto dei muri vengano costruiti ponti. Perché insieme, imparando dall’altro, si possa costruire un futuro migliore per tutti. Senza dimenticare, perché dimenticare le difficoltà e gli errori, ci metterebbe nella pericolosa situazione di commetterli di nuovo.

Il sistema economico-politico attuale è vorace, spietato. Ma qualcosa sta cambiando.

Le nuove generazioni sono consapevoli. Sostenibilità non è un parola senza significato, ma sta assumendo una connotazione integrale.