Brasile, poesie e speranza

Era il 2015 quando presi il primo volo come volontario per il Sudamerica. Destinazione Fortaleza, Brasile. Da lì, altre 10 ore di bus, verso Crateús. La cittadina che è stata per un anno casa mia.

Cerchiata in rosso, Crateús, città del Nord-Est del Brasile dove ho vissuto e lavorato fra il 2015 e il 2016

Sono passati quasi sei anni, ma tutto rimane: ricordi, emozioni, esperienze, volti, voci… Alcune voci continuo a sentirle, abbastanza spesso.

Sono quelle della mia ex collega di Servizio Civile, Marta e soprattutto della mia ex-capa, Erbenia.

Marta, Suor Erbenia e io durante una recente video chiamata in un raro momento di felicità

Le comunicazioni si sono fatte più intense durante questo difficile anno. Facilitate dalla onnipresente schermata video e dalla perenne sete di informazioni: “come state?” “com’è la situazione li?“. Domande ricorrenti, sempre uguali, che non hanno mai ricevuto un “bene” come risposta. Ma sempre un “seguimos na luta” (continuiamo la battaglia). La situazione in Brasile non fa che peggiorare, complicata dalla negligenza politica e da radicate problematiche ambientali e socio-economiche preesistenti.

La situazione è ormai identica al quadro che siamo abituatə ad ascoltare quotidianamente: ospedali pieni, “x” contagi giornalieri, “x” morti… ma in un paese dove la ormai troppo millantata “normalità” è già di per sé drammatica, la pandemia è arrivata come un flagello.

Troppo spesso nelle ultime chiamate con Erbenia, ho sentito la parola “fame“, accanto a “morte“.

Non solo: tante, tantissime persone che ho conosciuto si sono ammalate, molte in maniera grave. E dove non colpisce il virus, colpiscono la depressione, la solitudine, l’inedia.

Mi ero ripromesso di scrivere il meno possibile sulla pandemia. Ma non posso non condividere la disperazione di un popolo abbandonato a sé stesso. Soprattutto nelle mani di un presidente inetto all’azione e troppe volte paurosamente vicino al negazionismo.

Di seguito il video e il testo tradotto della poesia dell’amico Clarindo, agente della Caritas di Crateús, scritto e recitato per diffondere un po’ di speranza in questo momento così difficile:

È scuro, lo so. E fa male

Sembra senza fine. Sembra…

Sorrisi che non ci sono più

Stelle. Tante spente.

Canzoni che non suonano…

E questa mano così pesante

Questa spada, questo calice.

Ma io non posso non provarci

Perché sogno poesie

Che mi invadono di speranze.

Ci sono voci che mi gridano

Ascolta con me. Ascolta.

Guarda la direzione del vento..

Quello è il cammino: volare.

Il cammino è volare

Traduzione propria